Sono stato invitato ad un incontro presso uno dei maggiori Cantieri di costruzione di Yachts Italiani , per discutere sul futuro della professione di marittimo del diporto.
Di seguito troverete le mie note, non pretendo di avere in tasca la verita’ assoluta, o le ricette miracolose per il fututo della categoria, faccio delle semplici osservazioni. Se qualcuno ha dei contributi da apportare, dei suggerimenti o delle critiche costruttive , e’ benvenuto a postare un commento a questo articolo.
Professionisti del diporto.
-Il sistema di apprendimento e di accesso alla professione di marittimo e’ radicalmente mutata negli ultimi 10 anni, sotto una lodevole spinta alla ricerca di una maggiore professionalita’ e sicurezza .
Si e’ cercato di creare un sistema simile a quello Britannico sia per quanto riguarda il registro delle navi da diporto in uso commerciale sia per quanto riguarda i titoli professionale del diporto (DL 121.).
Negli anni la stringente normativa , SOLAS , STCW, MARPOL , MLC , hanno di fatto equiparato nei fatti il diporto in uso commerciale al mercantile puro.
Mentre le ammisitrazioni concorrenti ( Red Ensign) hanno sempre mediato questo paragone con cnorem specifiche ( Large Commecial Yacht code che ormai e’ alla versione n 3 ed il 12/36 code ), emanando norme e regulation , che non perdevano di vista il fondamento della nautica da diporto, ovvero che anche se sempre piu’ usate in maniera commerciale, in fondo non sono delle navi da crociera ma yachts acquistate da un Armatore che le usa per suo diletto e cerca di ammortizzarne i costi noleggiandole.
Non dimenticando mai che la nautica da diporto, costituisce un sostanzioso introito per lo stato , per la cantieristica , per l’indotto e per l’occupazione.
In Italia il processo legislativo non ha tenuto fede ai buoni propositi ed ha sortito il nefasto effetto di complicare la vita ad Armatori , Equipaggi e Cantieri , decretando di fatto il fallimento di tutto il sistema diporto , basti pensare al numero di navi iscritte la R.I. ( registro internazionale ) e che oggi e’ possibile effettuare il noleggio temporaneo senza essere titolari di nessun titolo mercantile o del diporto a scapito di sicurezza e trasparenza ed a detrimento di tutti coloro che hanno in passato puntato sulla specializzazione del settore.
Prima dei titoli del diporto la formazione di un marittimo avveniva per due canali principali, quello scolastico con la frequenza dell’istituto nautico e gli esami di patentino e patente in capitaneria , e quello della pratica che anche senza il diploma nautico , fatta l’opportuna esperienza pratica con imbarchi navigazione consentiva l’accesso a titoli professionali minori. Le patenti nautiche erano per il diporto puro , non in uso commerciale.
Tutto questo e’ cambiato con il codice STCW e la cancellazione de facto dei titoli professionali, sostituiti dai certificati IMO STCW .
Nel corso degli anni i nostri legislatori si sono sbizzarriti in numerose e spesso contrastanti interpretazioni della normativa internazionale ma sempre a svantaggio e penalizzando i marittimi rendendo l’accesso al lavoro sempre piu’ penalizzato e difficile spesso ingiustificatamente.
Del resto se avete l’opportunita’ di verificare chi siede ai tavoli Ministeriali , dove per esempio si discute di revisione dei titoli del diporto , resterete stupiti che su 12 sigle solo 2 rappresentano realmente i marittimi.
Se dovessi consigliare oggi un ragazzo con molta ,molta passione che desidera incominciare a navigare nel diporto , dovrei in coscienza suggerirgli di seguire il percorso dei titoli MCA ,e solo in seconda istanza quello mercantile italiano se diplomato nautico.
Il problema oggi e’ quello di semplificare il percorso formativo, scolastico e di accesso alla professione, dando ampio spazio alla parte pratica su navi e yacht di diversa tipologia , evitando accuratamente che le esperienze di un allievo si limitino solo ad una tipologia di nave.
Soltanto il 5% dei diplomati nautici si imbarca e sceglie come professione quella di marittimo e questi probabilmente sono dati pre-crisi quando ancora le possibilita’ di imbarco erano maggiori .
Inoltre a mio parere, per quanto la situazione normativa attuale non sia delle migliori , e’ molto rischioso stimolare la nostra Amministrazione a fare dei cambiamenti , in quanto si rischia un intervento normativo che quasi mai si conclude coincidendo con le aspettative iniziali.
Sai quello che lasci ma non quello che trovi.
Anche perche’ a livello delle istituzioni sovra nazionali ( IMO, ILO, etc) il mondo del diporto italiano e le sue esigenze non e’ mai stato rappresentato.
Volendo essere propositivi , credo che in Italia innanzi tutto bisognerebbe cercare una coerenza istituzionale e capire se la nautica da diporto, il charter , la cantieristica, l’indotto , i porti turistici e l’occupazione che comportavano solo pochi anni fa svariati punti di PIL , sono una risorsa o un detrimento per il paese e l’economia nazionale, ricordando che la nautica da diporto esiste se ci sono Armatori , troppo spesso additati come evasori e malfattori , propensi a spendere per acquistare e mantenere degli yachts.
SI potrebbe allora pensare ad un percorso scolastico specifico per il diporto , da svolgere presso gli istituti nautici , alternati a stage a bordo, con lo scopo di avere accesso al mondo del lavoro immediatamente dopo il diploma.
Non si puo’ invecchiare sui libri e pagare corsi , senza sapere se questa e’ la professione per cui vogliamo investire per il futuro .
Dobbiamo consentire ai ragazzi che vogliono cogliere la sfida, un accesso al mondo del lavoro anticipato, come succedeva una volta , lasciando loro la possibilita’ di scelta e la consapevolezza che se si impegnano ,se lo desiderano , da subito dopo il diploma possono avere un lavoro retribuito.
E’ fondamentale che come nella tradizione nautica ci sia una curva di apprendimento di un certo spessore con dei tempi e dei corsi / specializzazioni certe.
Nello specifico credo che oggi manchi totalmente nella formazione di Ufficiali e Capitani di Macchina le conoscenze avanzate su macchine ecologicamente compatibili ( sistemi ibridi, solari eolici etc) su informatica e programmazione , riparazioni e manutenzioni di sistemi hotelliere , argomenti che indubbiamente costituiscono il futuro di questa professione.
Per la coperta sicuramente va posto l’accento sulla conoscenza e la messa in pratica delle norme internazionali , oltre alle buone pratiche di seamanship , corroborate da un bel corso di amministrazione aziendale e buona pratica.
Un futuro Ufficiale / comandante deve essere a conoscenza di tutti gli aspetti della gestione di uno yacht, dalla contabilita’ a come gestire l’equipaggio, i rapporti con i cantieri ed i fornitori , correttamente rispettando le leggi senza approssimazioni.
Deve conoscere perfettamente cosa chiedere al suo equipaggio in maniera da soddisfare le richieste dell’armatore e del charter guest e per farlo deve avere una conoscenza approfondita delle mansioni e delle caratteristiche richieste per ogni membro dell’equipaggio.
Una scuola di questo genere dovrebbe preoccuparsi di formare personale di interni e di cucina di altissimo livello.
Per tutti l’inglese e le lingue straniere, la competenza ,la professionalita’ sono le fondamenta su cui poggiare una carriera di successo .
Quelli della mia eta’ hanno forse avuto la fortuna di vivere gli anni d’oro dello yachting e del diporto commerciale , tuttavia solo coloro che si sono costantemente applicati , hanno continuato a studiare a spendere in corsi e formazione, a perseverare nella ricerca della professionalita’ , hanno avuto la possibilita’ di sostenere la concorrenza dei colleghi anglo sassoni a testa alta.
Oggi in un mondo che offre sempre meno opportunita’ occupazionali e’ sempre piu’ difficile vincere questa sfida se non si e’ supportati dall’intero cluster della Nautica da diporto e dalla Amministrazione.
Non vogliamo sussidi ma solo essere messi in condizione di lavorare al pari dei nostri colleghi stranieri.
Sono sicuro che qualsiasi giovane che possa immaginare un possibile futuro in questa professione , sara’ in grado di esprimere passione ,intuito , ingegno ed impegno da surclassare qualsiasi concorrente , almeno lo spero per le generazioni future.
Dario Savino c.l.c.
Enas Giovanni
Gen 27, 2013 @ 16:06:19
Caro Comandante
Come sempre hai saputo toccare il tasto dolente della situazione della nautica da diporto in generale e del marittimo in particolare.
Abbiamo potuto constatare nel passato l’incredibile masochismo di questo paese e della nostra amministrazione nel continuare a darsi la zappa sui piedi in tutte le occasione possibili.
Non si sa bene se questo accada per incompetenza delle classi dirigenti o per calcolo e per difendere qualche interesse occulto, ho l’impressione che sia per incompetenza e perchè i suggerimenti spesso arrivano da persone non sempre al di sopra delle parti.
Questo accade in tutti i settori del lavoro ed con particolare evidenza per quel che ci riguarda nell’industria nautica, fiore all’occhiello, ahimè ormai appassito, del made in Italy e della capacità imprenditoriale e professionale dei suoi addetti.
Mi tocca però ribadire la colpevole assenza e le divisioni nell’ambito del nostro settore di marittimi che hanno contribuito a fare in modo che questo sfacelo si compisse definitivamente. Non so cosa ha spinto il nostro settore a non assumere una posizione unitaria, forse la difesa di qualche privilegio aquisito da conservare, il voler tutelare qualcuno per escludere qualcun altro, la poca disponibilità ad aggiornarsi ed a guardare al di là del proprio naso.
Di fatto mi tocca constatare sempre più spesso come il mondo Anglossassone ed in particolare l’MCA abbiano assunto un ruolo egemone nel mondo dello yachting incentivando i giovani aspiranti marittimi con una metodologia ed una “scuola” chiara, con un percorso fattibile, indirizzato allo yachting che partendo da semplici patenti al diporto (Yachtmaster), trasformate in titoli professionali con i basic courses STCW, porta poi, con l’esperienza, la navigazione e le ore di guardia fino al Master <3000GT, massima aspirazione nel mondo del diporto.
Dall'altro canto non vengono penalizzati i titoli mercantili, anzi sono anche più considerati che quelli al diporto e non c'è differenza di navigazione per i rinnovi.
Anche dal punto di vista della cantieristica ormai l' LY3 detta gli standard internazionalmente accettati per un livello di sicurezza e costruzione che tiene conto degli standard delle convenzioni internazionali e che è altamente tenuto in considerazione dalle società di classificazione e dalle assicurazioni.
D'altro canto per quanto riguarda noi, duole constatare come in molti casi la poca preparazione ed il pressapochismo facciano da padroni.
A parte pochi casi parliamo poco e male l'Inglese, lingua obbligatoria nella nautica, conosciamo poco le convenzioni internazionali e gli obblighi a bordo, tenuta dei registri, log book, aggiornamenti, certificati, ispezioni, pianificazione della navigazione, addestramenti obbligatori, ISM, ISPS, ecc.
Non me ne vogliano i tanti che sono competenti e preparati, ma la media, almeno secondo il mio parere, pare molto poco aggiornata e impreparata.
Forse a questo punto non ci resta che copiare quello che hanno fatto gli Inglesi o uniformarci, sicuramente dobbiamo tirarci su le maniche con umiltà e darci molto da fare.
Buona Navigazione
Gianni Enas
antonio
Gen 29, 2013 @ 16:55:52
Per vedere la considerazione che si ha dei marittimi, bisogna fare un giro tra gli ex istituti Nautici di una volta, senza lasciarne neanche uno scoperto, e, si potranno notare disparità anche abissali, che ci portano a essere veramente lontano dai “britannici”, anche se, non è tutto oro quello che…
Buon Lavoro